Il nostro paese e il nostro mondo sono stati scossi da un trauma senza precedenti.
Un virus sconosciuto ha mietuto vittime senza numero. Ci ha costretto a un drammatico lockdown. Ha messo a durissima prova la nostra esistenza, la nostra società, la nostra economia. Ma altrettanto difficile è la ripresa della vita dopo il trauma. Una ripresa urgente ma incerta. Una ripresa che procede in uno scenario di incognite, affidata a soluzioni fragili e parziali.
Ripensare questo doppio trauma, l’interruzione della vita e la ripresa della vita, è il compito delicato e necessario che ci attende. Perché un trauma che resta impensato è un trauma che rischia di ripetersi, di migrare silenzioso attraverso gli spazi della vita psichica e collettiva, di irrompere ancora e ancora, sotto spoglie imprevedibili e catastrofiche.
Ripensare il trauma non è la premessa alla ripartenza, è la ripartenza stessa. Il tempo del pensiero è quel tempo fuori dal tempo grazie al quale ci si scopre, infine, in un tempo nuovo.