Assembrare, Assembrarsi, Assembramento. Queste parole rievocano alla mente, in maniera così insistente, un’idea malvagia di distanza, regola, divieto. Rievocano l’allontanarsi dalla vera natura dell’uomo: la relazione.
“Sciogliere gli assembramenti”: un concetto che può essere analizzato da due prospettive differenti. Quella istituzionale, legata alla possibilità di “regolare” il bisogno, totalmente umano, di manifestare; quella attuale che, allo stesso tempo, vincola e protegge.
Così introduce Luigi Manconi, già docente di sociologia dei fenomeni politici a Palermo e a Milano, parlamentare per tre legislature, Sottosegretario alla Giustizia e Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, mettendo in forte evidenza il resistente legame tra il corpo e la politica (la dimensione strettamente umana e la facoltà di coordinare le relazioni).
Il corpo si trova al Centro dell’agire politico perché manifesta l’istinto primordiale che porta l’uomo a cercare una corporeità collettiva, una fisicità unitaria.
Internet: condanna della concretezza. Secondo Manconi anche questo ha contribuito in maniera evidente alla crisi contemporanea della politica. La mancanza di fisicità, di presenza annienta e allontana i partiti dalla vera necessità dell’azione politica: il corpo.
Analizzare fenomeni, a primo impatto distinti e distanti, come possono essere la depenalizzazione dell’eutanasia, della Cannabis o l’opposizione al Green Pass permette di porre attenzione sul bisogno primo dell’uomo in questo periodo: l’affermazione della propria “indipendenza”. Si chiede di scegliere del corpo, di analizzare con libertà le possibilità esistenti.
Luigi Manconi, con conoscenza e determinazione, è stato capace di leggere, attraverso occhi attenti e sapienti, una realtà continuamente in mutazione che tende a categorizzare fenomeni ed episodi ma che, nel concreto, necessità di spazio alla vera natura prima: l’esistenza corporale.